venerdì 20 dicembre 2013

Il Business Plan. Parte 1



Tendenzialmente parlare di tabelle, mercato, contratti e programmi di lavoro con i musicisti non è semplice come sembra, anche perché buona parte di questi, soprattutto coloro che non lo fanno di mestiere, trova poco artistico ed il più delle volte svilente avere a che fare con numeri, conti e costi da sostenere.

La realtà dei fatti, tuttavia, è un’altra. La redazione di un business plan, ossia la preparazione di un piano di lavoro avente ad oggetto investimenti, fattibilità economica, analisi del mercato di riferimento e sviluppo temporale del Vostro progetto artistico, è estremamente utile ed efficace, e ciò non solo perché Vi consente di trarre i migliori profitti dalla Vostra attività, consentendoVi di aumentare gli introiti e di limitare le perdite, ma anche perché cambia definitivamente il Vostro approccio nei confronti del pubblico, degli operatori del settore, di Voi stessi e, soprattutto, della Vostra Arte. Ciò premesso, se in questo momento state scuotendo la testa, pensando che difficilmente le valutazioni di mercato possano influire sulle vostre canzoni, cominciate a riflettere sul fatto che il business plan non è  l’obbiettivo, ma uno strumento per permetterVi di realizzare i risultati desiderati; potreste facilmente cambiare idea..

Nella prima stesura di questo post avevo scelto di inserire le caratteristiche base di un business plan artistico, conscio del fatto che buona parte di Voi difficilmente si sia cimentato nella sua redazione, successivamente ho preferito agire in maniera differente, scindendo il contenuto del post in due parti ed incentrando la prima sui motivi per i quali sviluppare il progetto e la seconda sui contenuti. La ragione è semplice: solo se riuscirò a convincerVi della necessità del business plan sarete maggiormente attenti al suo utilizzo, altrimenti lo considereTe una facoltà e difficilmente Vi metterete con la Vostra band e con  l’eventuale management a dialogare davanti a un tavolino…

Proviamo quindi a dare risposta alla domanda di cui sopra. Per quali ragioni dovrei redigere un business plan?
Per diversi motivi:

a)      Perché Vi rende coscienti dei Vostri obbiettivi e di quelli delle persone intorno a Voi.
Probabilmente lo sapete già Voi stessi, ma ripeterlo ancora una volta male non fa: una cosa è passare decine di ore in discussioni sterili con membri della band, agenti ed uffici stampa, una cosa è prendere in mano carta e penna (well, ora forse i laptop..) e organizzare insieme un progetto, programmando gli obbiettivi da perseguire e sviluppando una visione comune. Credetemi, e Ve lo dico per esperienza, non avete idea di quanta sia la differenza.  

b)      Perché Vi insegna a non perdere tempo e ad ottimizzare il Vostro lavoro.
I business plan Vi aiutano a razionalizzare i vostri impegni: solo calendarizzando le Vostre attività e fronteggiando puntuali scadenze Vi renderete conto di quanto tempo spendete per ragioni inutili (well, a essere puntigliosi, in questo caso più che di business planning si dovrebbe parlare di time planning. Vero è che quando cominciate ad avere un approccio maggiormente commerciale e professionale al mondo dello showbusiness, la differenza tra time planning, business planning e marketing planning è minore di quanto si possa pensare…);

c) Perché vi permette di trarre profitto dalla Vostra attività professionale.
Una carriera di successo non può prescindere da un’attenta analisi delle entrate e dei costi da sostenere. La storia dello showbusiness è ricca di aneddoti su musicisti che hanno rovinato grandiosi carriere proprio per questa ragione, investendo in tour e dischi senza conoscere a fondo le voci di spesa o fronteggiando problemi economici e fiscali che ben poco avevano a che fare con le canzoni suonate sui palchi. Lavorando in questa maniera imparerete a correggere i fattori negativi, a potenziare quelli positivi da potenziare, ad affrontare gli inconvenienti e a gestire gli elementi sorpresa. Per il sottoscritto, che ha sempre considerato l'apprendimento dai propri errori come una delle migliori forme di intelligenza, quest'ultimo dato ha un'importanza fondamentale;

d)     Perché Vi aiuta a comprendere il Pubblico e i Vostri concorrenti.
Che Vi piaccia o meno, la gente ha poco tempo da dedicare all’Arte, e le statistiche indicano che la maggior parte dei potenziali ascoltatori difficilmente sceglie di orientarsi alla conoscenza di nuovo materiale, come ad esempio il Vostro, preferendo ascoltare brani già noti oppure brani nuovi di Artisti conosciuti. Orbene, se cominciate a a ragionare su ciò che la gente ascolta, su come incentivare nuovo potenziale pubblico e su come differenziarVi da ciò che fanno gli altri, la Vostra Arte non potrà che renderVi grazie.....;
e) Perché lo fanno tutti i grandi Artisti.
Non c’è Gruppo o Artista di livello che non pensi a programmare in maniera maniacale ogni singolo evento promozionale, singolo o concerto; al massimo è possibile che qualcuno lo faccia per loro, e lasci quindi ai musicisti solo l’ultima parola. Non crediate però che operare in prima persona e delegare a terzi porti allo stesso risultato: se da una parte affidare ad altri determinati incombenti vuol dire avere meno problemi a cui pensare, bisogna anche essere consci del fatto che, per quanto possa essere potente la Vostra opera comunicativa e di convincimento, gli altri non faranno mai le cose come le volete Voi. Anche in questo caso, Vi parlo per esperienza..;

f) La più importante, forse la più cinica ma decisamente quella che Vi servirà di più: Perché imparate a contestualizzare la realtà e ad uscire dal mondo dei sogni.
Volete suonare a San Siro? Nulla Vi vieta di pensare che potete farcela, ma mettere il Vostro progetto su carta gli darà consistenza, magari rendendovi edotti del fatto che a San Siro sarà difficile suonare con investimenti minimali e senza un’adeguata copertura mediatica. Se poi il Vostro valore di mercato non migliora e continuate ad avere a che fare con locali vuoti, visualizzazioni minimali su Youtube e incassi che rasentano lo zero, è giusto anche che riflettiate sul Vostro potenziale, o se non altro sulla strategia che perseguite: ricordate che il mercato non è sempre un nemico; a volte può essere anche un ottimo indicatore della strada che state percorrendo.
 
Perdonatemi, non voglio essere brusco, anch’io adoro le storie miracolose, quelle che Ti fanno ancora credere alla realizzazione dei sogni nel cassetto e agli Artisti sconosciuti che da un giorno all'altro cominciano a riempire le arene, semplicemente vorrei che foste sinceri e onesti con Voi stessi. Se lo sarete, sarete coerenti anche con il pubblico che avrete di fronte e con le persone che lavorano insieme a Voi.

Sperando di averVi convinto sull'importanza della redazione di un progetto artistico, Vi invito a leggere il prossimo post, che pubblicherò auspicabilmente a Marzo 2014, nel quale mi occuperò (in maniera molto generica, non abbiate paura..) dei suoi contenuti, al contempo dando risposta ad alcune domande che mi sono state rivolte durante i seminari effettuati in questi anni.

Colgo l’occasione per fare a Tutti i migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Suonate (tanto), studiate (ancora di più), e possibilmente concedeteVi un po’ di riposo per ricaricare le batterie ed affrontare il prossimo anno con nuove idee artistiche.. In un momento come questo, il Nostro Paese ne ha un disperato bisogno..

Ps Tutto questo Vi sembra eccessivo?
Ottimo. Vuol dire che state prendendo sul serio la Vostra carriera...

Stay tuned


And keep on’ rockin’…

Marco

giovedì 17 ottobre 2013

Il Manager. Parte Seconda

Marco, mi daresti qualche suggerimento in merito alla scelta del manager?

Well, per quanto concerne la scelta del manager è onestamente difficile fornire consigli adeguati, perché ogni caso è differente da un altro. Puoi parlare della prassi, degli usi, di ciò che fanno i musicisti noti alla stampa e quelli meno famosi, ma più passa il tempo, più mi accorgo che il rapporto fra Artista e manager è unico nel suo genere, e deve essere pertanto valutato di volta in volta in base alle persone, ai loro percorsi ed ai rispettivi obbiettivi.

Ciò premesso, un consiglio più importante rispetto agli altri c’è, e vale per tutti gli Artisti (varrebbe anche per i professionisti in generale, ma questa è un’altra storia..): imparate a conoscerVi. E imparate a conoscere la persona con la quale avete a che fare. Un adeguato percorso di conoscenza, oltre ad essere un toccasana meditativo ed un utile mezzo per imparare a studiare l’ambiente circostante, ha molti vantaggi: innanzitutto è una maniera per sapere di chi potete fidarVi, inoltre è un modo per chiarirsi le idee in relazione a chi siete (artisticamente parlando e non), a che cosa volete veramente e a come volete raggiungerlo. Quindi fateVi tante domande, e soprattutto provate a risponderVi in maniera sicura e sincera, perché, come diceva Bruce Lee, “non esiste tipo di conoscenza che non parta dalla conoscenza di Noi stessi”.
Qui di seguito alcune questioni che potreste rivolgerVi (e che potreste rivolgere ai membri del Vostro gruppo, qualora non siate solisti):
a) Volete solo un manager o ne volete più d’uno (scelta azzardata e sconsigliata a prescindere)?
b) Volete un amico, che magari svolge anche il ruolo di co-produttore artistico o un professionista del business con il quale avere solo rapporti lavorativi (in questo caso scordatevi le chiacchierate davanti a una birra nelle notti estive)?
c) Volete un manager di grido, che però non può dedicarVi il tempo che desiderate, o un agente meno noto che può dedicarVi tanto tempo, magari spiegandovi anche le dinamiche dello showbiz?
d) Volete un manager con contatti solo in Italia o uno internazionale?
e) Volete qualcuno che rappresenti solo Voi dedicandosi anima e corpo al Vostro progetto (preparatevi ad offrire sostanziose percentuali) o uno che rappresenta al contempo numerosi altri Artisti?
f) Volete un manager che si interessi anche dei Vostri affari legali o uno che si occupi solo del lato prettamente artistico/commerciale?
g) Volete un manager che Vi rappresenti in tutto e per tutto, firmando per Voi anche i contratti, (un giorno magari Vi parlerò dell’istituto giuridico della rappresentanza..) o uno che tesse le trame ma rende sempre conto a Voi per le decisioni finali?

Come vedete gli orizzonti sono piuttosto vari.. dovete sapere chi siete, ciò che volete e soprattutto dove avete intenzione di andare. Una volta effettuato questo percorso non sarete arrivati ancora da nessuna parte, ma comunque sarete un passo avanti, e quindi, ragionando in maniera figurata, un metro più vicini alla realizzazione del Vostro sogno…

Se poi l’argomento Vi incuriosisce e volete ascoltare anche qualche consiglio di ordine pratico…
a)  Evitate di essere rappresentati da elementi della Vostra famiglia. So benissimo che tanti grandissimi Artisti hanno dato modo ai loro genitori o parenti di interessarsi della loro vita professionale, tuttavia scindere la vita lavorativa e la vita privata ha i suoi indubbi vantaggi. Immaginate di dovervi trovare a parlare di lavoro la sera di Natale, Vi piacerebbe? E ancora, siete convinti di volere rendere conto ad un Vostro parente (magari Vostro padre) di bagordi e nottate passate con ragazze disponibili una volta terminata la performance anziché a riposarsi in vista del concerto successivo? Aperta parentesi: ovviamente Voi non vi intratterrete mai in bagordi e festini perché siete bravi, seri e professionali, vero?;
b) Evitate manager che di mestiere gestiscono gelaterie, edicole, ferramenta o pizzerie. Il ruolo chiave del manager sta nella rete di contatti, e se quest'ultimo ha passato la propria vita a gestire altri rapporti commerciali al di fuori dell’ambito dello spettacolo è probabile che sia poco competente con riguardo al campo artistico, che, come tutti sapete, è un vero e proprio contromondo;
c)  Evitate di offrire somme o omaggi di qualsivoglia natura prima che l’agente abbia compiuto il suo lavoro. È sempre preferibile pagare l’agente a percentuale (sulle date o, nella maggior parte dei casi, sul Vostro intero fatturato), così è stimolato a lavorare per Voi. Quanto alle percentuali, la media oscilla tra il 10 e il 20% sui singoli eventi o sull'intero fatturato a seconda delle variabili sopra elencate (domanda, sugli incassi netti o su quelli lordi? Se siete stati attenti saprete certamente anche fornire la risposta...). Ovviamente non è una regola, pertanto potrete contrattare misure migliorative o peggiorative rispetto a quelle elencate, ma la prassi è più o meno questa (colgo l'occasione per ricordare che, nell'ordinamento civile italiano, il contratto ha forza di legge tra le parti, quindi prestate particolare attenzione alle somme che intendete fornire, perché potrebbe essere molto, molto difficile - se non impossibile..- tornare indietro una volta stipulato un accordo..);
d) Firmate sempre un contratto (anche se notissimi Artisti, in virtù del rapporto amicale con il proprio manager, hanno preferito non seguire questa strada..), e quando Vi deciderete a siglare l’accordo, non scaricate modelli da Internet, il più delle volte scadenti, ma fateli fare agli Avvocati come il sottoscritto, che così guadagnano con lucrose parcelle, eh eh eh J. Sempre in materia di contratti, fate accordi brevi, annuali o magari biennali, in modo da controllare come il manager sta lavorando e nel caso trovarne uno più competente una volta terminato l’accordo;
d)  Guardate i curriculum dei professionisti (o presunti tali) con i quali avete a che fare. Setacciate i profili social (Linkedin fra tutti), googlizzate nomi e trovate tutte le informazioni su quello che può diventare il Vostro manager, anche a costo di contattare ognuna delle band che rappresenta o ha rappresentato. La prudenza non è mai troppa..
e)   Tenete dei meeting settimanali, bisettimanali o mensili nei quali fare il punto della situazione e monitorare i singoli avvenimenti. Non c’è nulla di più efficace che stare con il fiato sul collo alle persone che lavorano per Te. I grandi Artisti adorano essere amati, ma nessuno dice di quanto a volte siano odiati dalle persone che lavorano per loro….

Stay tuned (and keep on rockin’..)

Marco



venerdì 12 luglio 2013

Il Manager. Parte prima




Una delle figure mitiche dell’universo musicale è certamente quella dell’agente, manager per dirla  all'anglosassone (aperta parentesi, se volete fare gli esterofili ricordateVi che l'attività del manager si pronuncia mànagement e non manàgement - per la serie, se volete fare scena con l’utilizzo di termini stranieri, almeno fatela bene..-). 

Non avete idea di quanti Artisti sbagliando la scelta del proprio manager hanno compromesso le loro finanze e la loro carriera stessa, magari convinti che le regole, anziché impararle prima, si dovevano testare sul campo. Chi mi conosce sa quanta rilevanza presti ogni giorno nell’insegnare l’importanza dell’aspetto esperienziale per la crescita dell'Artista, ma per quanto possiate essere intelligenti ed imparare dai Vostri errori, alcune cose vanno messe in chiaro da subito, e la scelta dell’agente è una di queste. Per dirla in maniera cinica: se volete lavorare nel music business è bene che diate un occhio preliminare a chi gestisce i vostri interessi, altrimenti svaniranno come neve al sole tutti i Vostri sogni di gloria….

Posto che il manager è semplicemente un “rappresentante” dell’Artista, ossia un personaggio che ha il ruolo di curare gli interessi del proprio assistito nei rapporti con case discografiche, promoter, uffici stampa e soggetti terzi di qualsivoglia natura, è bene evidenziare che i suoi caratteri e le sue funzioni non sono ben definiti, essendo di fatto totalmente rimessi alla volontà delle parti ed alla contingenza degli eventi. A volte funge da assistente personale, a volte è un Avvocato che tesse le trame in chiave legal & business, a volte lavora come promoter, a volte come gelataio, ma solo nei weekend. E ancora, a volte fa parte della casa discografica stessa, a volte passa il tempo a discutere con questa, a volte ha l’età degli Artisti, a volte trent’anni di più, a volte è un amico del cantante che ha voglia di cambiare vita e crede in un determinato progetto, a volte è addirittura parente di un membro del gruppo (padre e madre sono i casi più comuni). Come vedete, non esistono regole definite: semplicemente le parti decidono ciò che va bene per loro, molte volte senza sapere a cosa vanno incontro.

La scelta del manager è la prima da eseguire  nello sviluppo o nel potenziamento di una determinata carriera artistica (anzi, diciamolo a voce alta, LA PRIMA), quindi prima di pensare a dischi, tour, concerti e groupies (eeeeeeeeeeehh…), siete caldamente esortati non solo a sceglierVi un agente con il quale instaurare il rapporto di lavoro, ma anche a sceglierlo bene; come tra l'altro forse avrete compreso, la scelta è estremamente difficile ed i rischi di incorrere in errore sono tanti, quindi è necessario che Voi sappiate sin da subito quali sono i Vostri obbiettivi artistici e se ci sono persone di assoluta competenza delle quali potete veramente fidarVi intorno a Voi. 

Fatto presente che già nel prossimo post pubblicherò qualche suggerimento che (si spera) Vi aiuterà ad evitare cocenti delusioni, Vi ricordo che, a richiesta, posso offrire consulenza legale e contrattuale tramite il mio Studio per analizzare nel dettaglio questioni individuali qualora preferiate fare due chiacchiere a voce o semplicemente farVi assistere da un professionista del settore: nel caso basta mandare una mail alla casella di posta dello Studio (info@studioimperiale.com) e potremo fissare un colloquio dal vivo o via Skype.

Appuntamento pertanto alla prossima pubblicazione, nella quale non solo mi occuperò brevemente di suggerimenti sulla scelta del management, ma toccherò anche l’argomento delle percentuali e del vile denaro.. In fondo è pur sempre business;)

Stay tuned (and keep on rockin’)

Marco

venerdì 7 giugno 2013

Mi consigli qualche libro?



Una delle domande che mi viene rivolta più spesso, oltre ovviamente alla consulenza in materia giuridica, è quella concernente testi per chi si vuole interessare all’argomento del diritto musicale ed in generale alle problematiche giuridico/commerciali del mondo della musica.

Non è nella mia politica effettuare endorsements di alcun genere, ad ogni modo ho scelto di segnalarVi qualche testo per ragioni di a) completezza b) chiarezza c) logicità.

Fra quelli in Italiano metto in luce i seguenti:
a) “Fare Musica”, di Sandro Pasqual, Ed. Rugginenti. Lui è un caro amico, e per quanto concerne le problematiche SIAE è, fra le persone di mia conoscenza, una delle più competenti. Ps se riuscite a trovare un momento per fare due chiacchiere con Lui nonostante il suo fittissimo calendario di impegni non dite che Vi ho mandato io;)
b)  “Manuale di Sopravvivenza per Musicisti” di Sveva Antonini, Joseph Coll Rodriguez,  Ed. Persiani. Testo tutto sommato di facile lettura, ricco di modulistica interessante;
c)  “Il Diritto della Musica”, di Patrizio Visco e Stefano Galli, Ed. Hoepli. L’unica vera monografia  del settore per quanto concerne il territorio italiano. È complessa, ma come diceva il mio professore di Procedura Penale quando parlava del testo di Cordero: “molte volte i libri che richiedono di più sono anche quelli che danno di più”;
d)  Se poi i libri sopra menzionati non bastano a saziare la Vostra sete di sapere e volete comunque conoscere ancora del materiale, esiste una Associazione di Bologna, “Note Legali”, di cui faccio parte da diversi anni, che ha pubblicato e pubblica regolarmente sulla sua pagina una serie di articoli di diritto musicale estremamente interessanti (consultabili solo una volta soci)… a buon intenditor….

Fra quelli in Inglese pongo alla Vostra attenzione questi due:

a) “Music Law: How to run Your band’s business”, di Rich Stim, Ed. Nolo. Certamente uno dei testi più completi per quanto concerne la gestione di una band e dei live events. Chiaro ed immediato.
b) “All You Need to Know about the Music Business” di Donald S. Passman, Ed. Rosetta Books. Meraviglioso. Lui è un didatta fantastico (aperta parentesi, tiene il corso di Music Business alla UCLA, non so se mi spiego…) e riesce ad esprimere in maniera divertente anche i concetti più difficili. Se dovessi scegliere un testo a scatola chiusa non tenendo conto del fatto che il sistema giuridico americano è differente da quello italiano (grassetto e sottolineati sono ovviamente voluti) sarebbe sicuramente questo…

Direi che per adesso c’è abbastanza carne al fuoco. Potrei anche segnalarVi testi francesi e spagnoli in materia, ma preferirei non calcare troppo la mano…

Un ultimo appunto: mi dispiace dirlo, ma pochi libri non Vi renderanno professionisti in materia. Pochi libri non Vi insegneranno a suonare la chitarra, non Vi insegneranno a cantare, non Vi  insegneranno a comprendere l’universo femminile (magari bastassero….), e non Vi insegneranno il diritto musicale. Ciò detto, ricordate che, come Vi dicevo nel primo post citando Miles Davis “la conoscenza è potere e l’ignoranza è schiavitù”, quindi se procedete nella maniera giusta sarete comunque un passo avanti nel Vostro cammino…

Ps Ve l’avevo detto che Vi avrei fatto studiare…

Stay tuned (and keep on rockin’…)

Marco

mercoledì 29 maggio 2013

Ho veramente bisogno di un Avvocato per lavorare nel mondo dello spettacolo?



Questa domanda mi viene proposta ad ogni convegno a cui partecipo, e buona parte degli Artisti che conosco me l’ha fatta anche in privato. Quindi ritengo opportuno che il primo vero post del blog debba rispondere a questo interrogativo.

Per dirla in maniera breve, se parliamo da un punto di vista giuridico, a meno che non vogliate intraprendere procedimenti giudiziali per i quali l’Avvocato è necessario per legge (i più curiosi di Voi potranno trovare ulteriori informazioni nel codice di procedura civile), la risposta è no.

Ad ogni modo, tutto dipende da ciò che fate.
Se siete 4 amici che suonano in una cantina ed organizzano festini dentro il garage con birre, amici e donne del gruppo (aperta parentesi, se riuscite a portarne di nuove tanto meglio, la musica è un fattore aggregante e i musicisti riscuotono sempre un discreto successo con il gentil sesso..), molto probabilmente non avete bisogno di un Avvocato.
Idem dicasi se gestite un gruppo parrocchiale con il quale realizzate il saggio di fine anno o se svolgete una missione artistica cantando canzoni negli Ospedali per sfruttare il potenziale curativo della musica.

Ciò premesso, vi sono dei casi in cui l’intervento dell’Avvocato è, se non necessario, almeno auspicabile. Volete un esempio?
a)      Un Avvocato rende la Vostra posizione più seria e credibile se siete in fase di contrattazione con un’etichetta per un contratto discografico;
b)      Un Avvocato può portare avanti le trattative e lasciare che Voi facciate il Vostro lavoro (sì lavoro, perché quella di musicista è una professione, non un hobby) quando volete mettere uno schermo con case discografiche, promoter, manager e soggetti terzi;
c)      Un Avvocato Vi può dare consigli su come adottare una politica pluriennale di business permettendovi di sviluppare la vostra attività in maniera legale (e si spera fruttifera);
d)     Un Avvocato Vi permette di presentarVi come professionisti, non come amatori o dilettanti. E nel mondo dello spettacolo, sapere vendere la propria immagine è importante almeno quanto cantare intonati o scrivere grandi canzoni.

Faccio anche presente che, come dice una nota pubblicità, “prevenire è meglio che curare”, quindi se si mettono subito in regola i rapporti con i professionisti che lavorano insieme a Voi tanto da un punto di vista giuridico quanto da un punto di vista economico e fiscale (vd. spartizione dei proventi, gestione delle spese, costi da sostenere, decisioni su quali voci mettere a budget ecc.) i problemi si riescono ad evitare (o quanto meno sono drasticamente ridotti).

Per riassumere il concetto, come diceva Sandro Scala quando seguivo il suo corso per diventare tecnico del suono (eeeh già, in una delle mie molte vite ho frequentato anche quello…): non esiste il giusto e lo sbagliato, esiste solo l’appropriato.

Aperta parentesi: gli Avvocati costano. Nessun professionista di mia conoscenza lavora gratis, e, per esperienza personale, è difficile che una persona che svende il proprio mestiere sia anche capace di offrire un servizio di qualità (il discorso si applicherebbe anche ai musicisti, ma questa è un’altra storia….). Quindi valutate bene prima di fare la Vostra scelta.

Stay tuned (and keep on rockin’)

Marco

martedì 28 maggio 2013

Introduzione



Mi ero promesso di fare partire prima o poi un blog con suggerimenti, racconti, aneddoti ed esperienze di vita vissuta accumulati in questi anni di music business, ed in tutta onestà credo che ora sia arrivato il momento, vista la mancanza di prospettive per musicisti e, ahimé, l’ignoranza dilagante nel settore dell’intrattenimento nostrano.

Gli argomenti giuridici tendono ad essere per lo più noiosi, gli aspetti economici/fiscali della professione ancor di più, ma, come diceva Miles Davis: “la conoscenza è potere e l’ignoranza è schiavitù”, quindi Vi toccherà studiare (non dimentichiamoci che la crisi del settore musicale è stata causata dai musicisti stessi più che dalla congiuntura economica e dall’avvento del multimediale). Ciò premesso, proverò a lasciare da parte il taglio tecnico e ad adottarne uno più user-friendly (o consumer friendly, oppure semplicemente friendly;), per tentare di coinvolgere gli aspiranti professionisti del domani al rispetto delle normative vigenti ed aiutare coloro che non sono tecnici del settore a praticare con questioni burocratiche ed adempimenti amministrativi (non me ne vogliano i miei colleghi, i quali insieme al sottoscritto stanno facendo un grande lavoro per riportare i diritti in un settore nel quale, purtroppo, passano spesso inosservati).

Onestamente non so quanto durerà il viaggio (gli episodi di cui parlare potrebbero essere veramente infiniti) né tantomeno quale sarà il feedback da parte del pubblico; ho solo la speranza che la condivisione di esperienze da parte di un professionista del settore possa dare i suoi frutti e portare un minimo di miglioramento ad un ambiente ormai devastato da problemi connessi alla sua stessa natura nonché dal disinteresse generale….

Stay tuned (and keep on rockin'..)

Marco