martedì 28 aprile 2015

Conviene iscriversi alla SIAE?

Una delle domande più frequenti, fra le tante che ricevo è quella concernente la convenienza dell’iscrizione alla SIAE.

Prima di entrare nel vivo del discorso, tuttavia, preferisco fare una premessa. La mia opinione non è del tutto imparziale: sono orgogliosamente iscritto alla SIAE come autore dal 2007, e considero tutt’ora la strada associativa con questo ente la migliore per la diffusione del diritto d’autore e per la garanzia di un sostentamento a coloro che creano cultura. Ciò che più mi preme, infatti, è che gli autori vedano riconosciuto il loro ruolo nella società e, cosa ancor più importante, che conoscano loro stessi il loro potenziale. Se gli autori e gli artisti non si fossero comportati negli ultimi anni al limite dell’autolesionismo, le cose oggi sarebbero molto differenti..

Ciò dovutamente premesso, credo che la cosa migliore sia analizzare in maniera oggettiva vantaggi e svantaggi dell’iscrizione, di modo che possiate Voi stessi possiate effettuare le migliori valutazioni.

VANTAGGI

A) Costo. L’iscrizione alla SIAE è gratuita per gli infratrentenni, pertanto, nell’ipotesi siate  adolescenti o comunque ancora giovani, la scelta di associarsi diventa certamente la migliore possibile dal punto di vista economico (salvo la scelta politico/filosofica su cui infra). Per quanto invece riguarda gli ultratrentenni, è necessario fare una distinzione (la si dovrebbe fare anche per gli infratrentenni ma non voglio andare troppo nello specifico) a seconda che si scelga la strada del mandato (che non permette di partecipare alla vita associativa dell’ente) o la strada associativa vera e propria.
Giova sottolineare che, con il sistema di voto attuale, fortemente parametrato alle entrate derivanti dal diritto d’autore, a meno che Voi non siate potenziali percettori di grandi guadagni (e Ve lo auguro) o semplici idealisti come il sottoscritto, il mandato rappresenta una scelta assolutamente conveniente, e di certo non lesiva delle Vostre entrate.

B) Tempistiche. Nell’ipotesi scegliate di associarvi ad una società di collecting straniera (fra i miei conoscenti la più quotata è la PRS, ma di certo non è l’unica possibilità), e al contempo vogliate mantenere la Vostra residenza in Italia, i tempi di pagamento potrebbero allungarsi non poco, fino a diventare di svariati mesi.

C) Filosofia alla base dell’ente. Se reputate la remunerazione economica degli utilizzi dell’opera la strada migliore per il sostentamento dei giovani autori, al momento la SIAE è l’unica società che garantisca un trattamento di tale tipo. Per quanto poi concerne Soundreef, la cui natura, da un punto di vista giuridico, nonostante una sentenza a favore da parte del tribunale di Milano dell’Ottobre scorso, non è ancora del tutto chiara (o meglio, è assolutamente chiara ma non sono chiari gli sviluppi che vi potranno essere nei prossimi anni), Vi invito accuratamente a riflettere su determinati elementi: aggio, modalità di ripartizione, diritti oggetto dell’opera di collecting. Starà poi a Voi trarre le opportune conclusioni.

SVANTAGGI

A) Costo. Non nego che associarsi alla SIAE, nell’ipotesi siate ultratrentenni, possa rivelarsi un costo notevole, soprattutto in questo momento di crisi, e non nego che altre realtà, come le società di collecting straniere, possano offrire soluzioni più convenienti. Non dimenticate tuttavia che avere un’unica società di riferimento per tutto il mondo, che garantisca tempistiche sicure di pagamento e la possibilità di avere un punto di appoggio costante in caso di dubbi, ha un valore – anche economico – non indifferente.

B) Ripartizioni. Purtroppo il sistema delle ripartizioni attuale è ben lontano dalla giustizia e dall’equità, e gli svantaggi per i piccoli autori sono sotto gli occhi di tutti. Vero è che a) nell’ipotesi riusciste ad avere un notevole margine di successo, la situazione potrebbe cambiare notevolmente (a Vostro vantaggio) b) In altri sistemi, come quello anglosassone, l’attenzione all’analitico è ancora minore di quella Italiana…

C) Aspetti politico/filosofici. Qualora consideriate il diritto d’autore come una strada iniqua, potrete sempre scegliere la strada dei commons, assolutamente lecita da un punto di vista giuridico. Ricordate che comunque tale opzione presenta un’incompatibilità con la SIAE, e ciò perpetuamente, ragion per cui, se Voi scriveste la nuova “Albachiara” e la registraste in regime di commons, non potreste successivamente sfruttare i diritti di utilizzazione economica di quell’opera. Il tutto, ovviamente, non vieterebbe una monetizzazione tramite sincronizzazioni o merchandising, ma stiamo parlando di attività al di fuori del diritto d’autore…

A presto, and keep on rockin’..


Marco



Questo articolo è stato pubblicato anche nel blog Quadriproject.com all’interno della rubrica “L’Avvocato Risponde”

martedì 3 marzo 2015

È necessario iscriversi alla SIAE per provare la paternità di un'opera?


Annosa questione, sicuramente fra le più ricorrenti, è quella concernente la necessità dell'iscrizione alla SIAE per provare la paternità di un'opera. 

Andando subito al punto della questione, vari sono i metodi per provare la data nella quale è stato composto un brano ed il relativo autore, e il deposito alla SIAE del cd. bollettino (mod. 112) è solo uno dei tanti. Tra l’altro, prima di entrare nei dettagli, vorrei effettuare una premessa: il ruolo principale della SIAE non è infatti, come erroneamente creduto da molti, quello di proteggere i Vostri brani, bensì quello di ripartire royalties agli autori sulla base dell’utilizzo delle opere, il tutto ovviamente oltre alla promozione e alla diffusione del diritto d’autore. Il deposito e la prova di paternità dell’opera non sono pertanto la ragione per la quale un autore dovrebbe associarsi; meglio invece concentrarsi sui proventi derivanti dallo sfruttamento dei singoli brani e sui vantaggi derivanti dall’azione di collecting dell’ente.

Posto pertanto che il deposito di un brano alla SIAE come associato o mandante può certamente determinare, fino a prova contraria, la data certa nella quale è stata composta (o meglio, consegnata all’ufficio di riferimento) un’opera ed il relativo autore, esistono comunque vari mezzi alternativi per avere una certificazione "esterna" della paternità dell'opera, come i seguenti:
a)  Potete autoinviarvi il file via PEC allegando il brano (attenzione, evitate di spedire una raccomandata con ricevuta di ritorno, cosa che in molti fanno ma che dal punto di vista giuridico non è la migliore fra le scelte possibili);
b) Potete depositare l’opera presso un notaio (via tutto sommato costosa e anacronistica, ma va messa comunque nel novero delle alternative);
c)  Potete effettuare la marcatura temporale del file (il servizio permette di associare data e ora legalmente valide ad un documento informatico);
d)    Potete depositare il brano presso una collecting society estera (a patto di non avere un rapporto in essere con una collecting society italiana per quel determinato territorio).

Come vedete, le possibilità sono diverse.

Ciò premesso, colgo l’occasione per sottolineare un punto: posto che da Gennaio 2015 l’iscrizione in SIAE per gli under 30 è gratuita, e che in ogni caso, infra o ultratrentenni, è possibile -  nell’ipotesi si voglia solo sfruttare i servizi di deposito opere e di collecting – conferire unicamente mandato all’ente (possibilità meno costosa) senza associarsi, siete veramente convinti che convenga optare per un’alternativa?

A presto, and keep on rockin’..

Marco 

Questo articolo è stato pubblicato anche nel blog Quadriproject.com all’interno della rubrica “L’Avvocato Risponde”

lunedì 16 febbraio 2015

Contratti Fonografici ed Editoriali



Una delle questioni che mi viene rivolta più spesso è quella concernente la differenza fra un contratto di registrazione fonografica ed uno editoriale. Gli artisti, infatti, tendono spesso a confonderli in quanto facenti parte entrambi del mondo musicale. Posto che quanto leggerete qui di seguito è solo l’inizio di un discorso che potrebbe durare ore, e che gli elementi delineati sono unicamente quelli di uno schema base, essendo la contrattazione libera fra le parti, ecco qui di seguito le principali distinzioni:

Contratto di registrazione fonografica

Il contratto di registrazione fonografica è l’accordo con il quale un artista (o un gruppo) si impegna a registrare determinate tracce, svolgere impegni promozionali e pubblicare i propri brani sotto una determinata etichetta. In cambio di queste prestazioni, l’etichetta si offre di pagare all’artista (o al gruppo) ogni spesa per la realizzazione del brano o, più comunemente, dei brani (studio di registrazione, produttore artistico, arrangiatori, musicisti, costi masterizzazione, promozione, uffici stampa ecc.), promuovere la release e corrispondere all’altra parte una percentuale sugli incassi derivanti da vendita dischi/download/streaming sulle varie piattaforme. La sua durata è decisa di comune accordo dai contraenti, ed è frequente che vengano sottoscritti per più album o per un singolo album con opzioni per altre registrazioni.

In sintesi:

A)                Riguarda l’artista (o il gruppo) e non l’autore;
B)                Intercorre tra la casa discografica e l’artista (o il gruppo);
C)                Coinvolge tendenzialmente tutti i membri di un gruppo;
D)                Contempla una serie di attività da svolgere da parte dell’artista o del gruppo (registrazione brani, attività promozionali ecc.);
E)                 La durata è decisa di comune accordo tra le parti.

Contratto Editoriale

Il contratto editoriale è l’accordo con cui un autore si impegna a cedere ad un editore i diritti di utilizzazione economica di un’opera musicale (già creata o da creare) in cambio di una parte dei proventi determinati da quell’utilizzo. Pertanto una volta sottoscritto l’accordo l’editore si impegnerà nella promozione/utilizzo del brano o dei brani in concerti, registrazioni, diffusioni radio/TV, elaborazioni ecc. e la collecting society di riferimento destinerà all’autore l’ammontare indicato al momento del deposito dell’opera (ad es. 12/24 per i diritti di pubblica esecuzione e 50% per i diritti di riproduzione meccanica). Tali quote, ovviamente, si ridurranno in maniera proporzionale nel caso vi siano più autori.
Tenete in debito conto che tale tipo di accordo non contempla – di solito - le sincronizzazioni (ossia l’utilizzo di una traccia per colonne sonore, pubblicità, filmati ecc.), le quali comunque rimangono fuori dall’ambito delle collecting societies, e che anche in questo caso la durata del contratto viene decisa di comune accordo dalle parti.

In sintesi:

A) Riguarda l’autore e non l’artista. È perciò possibile che non coinvolga nessun elemento di un gruppo, o solo alcuni;
B) Fa riferimento all’opera musicale nella sua forma immateriale;
C) Concerne la cessione dei diritti di utilizzazione economica dell’opera;
D) Necessita della forma scritta ad probationem (la forma scritta è perciò necessaria per provarne l’esistenza in sede processuale, ma l’accordo può essere valido anche se effettuato in forma orale).
E) La sua durata viene decisa di comune accordo dalle parti.

Un ultimo appunto: Un contratto può cambiarVi una carriera, quindi qualora Vi trovaste a valutare una scrittura non esitate a chiedere informazioni a uno specialista che Vi possa aiutare nella comprensione delle clausole e nella formulazione di richieste specifiche. In casi come questo, infatti, i consigli forniti potrebbero valere ben più dell’investimento effettuato.

A presto, and keep on rockin’..

Marco

Questo articolo è stato pubblicato anche nel blog Quadriproject.com all’interno della rubrica “L’Avvocato Risponde”

giovedì 13 marzo 2014

Il Business Plan. Parte 2.



Ci eravamo lasciati sulle ragioni alla base della redazione di un business plan, ora ritengo necessario riflettere sugli elementi da inserire in quest’ultimo. Posto che non posso riassumerVi interi corsi di economia in qualche breve post, e che molti di Voi sono maggiormente interessati agli aspetti musicali che a quelli economici dell’attività artistica (scelta assolutamente comprensibile, e Ve lo dico da musicista..), ho optato ancora una volta per fornirVi qualche accenno, in modo tale da stimolare le Vostre riflessioni e risvegliare il Vostro senso critico. Se poi passerete i prossimi giorni a preparare tabelle operative, ricercare informazioni economiche o leggere libri di marketing, ne sarò particolarmente lieto.

Quali pertanto gli elementi base di un business plan? Well, per dirla in maniera semplicistica direi le possibili fonti di guadagno connesse alla Vostra attività e i costi che si andreTe a sostenere, il tutto tenendo conto dei periodi di incasso e di spesa.

Redigendo il business plan di un tour dovrete pertanto ponderare elementi come i seguenti:
a) abbiamo bisogno di un’agenzia di booking o riusciamo a trovarci le date da soli?
b) necessitiamo di musicisti supplementari? Se sì, di quanti?
c) fonici e tecnici luci sono elementi essenziale dello spettacolo?
d) vogliamo uscire solo in locali con i quali guadagniamo o ci accontentiamo di rientrare delle spese sostenute per sfruttare il fattore promozionale?
e) quali possono essere le Nostre entrate?
f) a quali spese andremo incontro? Le possiamo ridurre, eliminare del tutto o fare gravare su altri soggetti?
g) vogliamo organizzare date con altre band, in modo da condividere anche i relativi costi?
h) quali sono gli strumenti di cui abbiamo veramente bisogno e quali possiamo trovare in loco?

In maniera simile, quando siete in procinto di registrare un singolo, un disco o un ep, dovrete porVi domande del genere:
a)      quali costi sosterrà il gruppo e quali l’etichetta? Abbiamo un contratto di produzione fonografica, un contratto di licenza o gestiamo noi il processo a 360 gradi autoproducendoci e autodistribuendoci?
b)      avremo bisogno di uno studio? Di quale studio? Per quanti giorni?
c)      dovremo assumere un produttore, dei musicisti o dei tecnici esterni? Quali dovranno essere remunerati? A che titolo? Chi si occuperà della gestione contabile e fiscale?
d)     dovremo noleggiare della strumentazione?
e)      chi si occuperà della masterizzazione e del mantenimento dei nastri/file?
f)       chi sosterrà i costi dei video promozionali? Quanti video abbiamo intenzione di fare?
g)      vogliamo mettere il disco o singoli brani in streaming oppure no?
h)      come gestiremo le edizioni dei brani?

Idem dicasi una volta arrivati all’attività promozionale:
a)      abbiamo bisogno di un ufficio stampa? Di quale ufficio stampa? Per quanti giorni?
b)  siamo intenzionati ad investire in promozione a pagamento o vogliamo fare leva unicamente sulla promozione gratuita?
c)    il Nostro sito, la Nostra pagina Facebook ed i Nostri account Twitter/Instagram/Pinterest ecc. vanno bene o hanno bisogno di supporto tecnico di rilievo?
d)     abbiamo intenzione di contattare dei SEO per aumentare il traffico nei confronti delle Nostre canzoni e del nome del gruppo?
e)      copertine, foto e booklet le realizziamo in casa o facciamo riferimento a operatori esterni?

Come potete immaginare, gli elementi sopra delineati sono solo alcuni fra gli esempi di voci inseribili in un business plan (per dirla da Avvocato, sono elementi aventi valore indicativo e non esaustivo): è ovvio che quando le cose si fanno per bene, le domande di questo tipo aumentano, e non è un caso che tour e dischi dei grandi artisti facciano i conti con decine di tabelle ricchi di date e numeri (Ve lo dico per esperienza diretta…), Sì, lo so che preferite pensare ad Angus Young o Bruce Dickinson intenti a dimenarsi sul palco anziché a visionare tabelle in un business meeting, ma Vi assicuro che funziona così, è solo che non vedete il behind-the-scenes footage :)

Ciò premesso, ne approfitto per fornirVi alcuni suggerimenti, validi tanto per l’attività di tour, quanto per quella di registrazioni discografiche e promozione:
a) riducete i costi non essenziali: come diceva una nota pubblicità che andava in voga quando ero bambino “ogni soldo risparmiato è un soldo guadagnato”. E quando a fine mese bisogna fare quadrare i conti, i soldi risparmiati hanno un valore fondamentale, credetemi;
b) ammortizzate le spese, magari condividendo palchi, studi e attività promozionale con gruppi della Vostra zona;
c) state attenti, molto attenti, a spendere prima di incassare. Anche perché le spese sono un dato certo, gli incassi molto meno, in particolare in questo mondo;
d) cercate collaborazioni a costo zero. Ne guadagnerete da un punto di vista artistico e potrete conoscere i vantaggi della condivisione di risorse;
e)   evitate di comprare strumentazione che alla fine del tour o dell’attività di studio non Vi servirà. Delle due noleggiatela. E quando lo fate scegliete sempre il miglior prezzo di mercato;
f)    se non avete incassato nulla prima di salire sul palco, difficilmente incasserete qualcosa dopo il concerto. E non mi venite a dire che a livello amatoriale in Italia funziona così, nulla vieta che facciate i musicisti in un altro Paese;
g) fateVi un’idea degli ingaggi dei locali e dei costi degli studi parlando con Artisti, stringendo contatti e cercando informazioni ovunque potete. Non avete idea di quante band vengano gabbate da proprietari di studi, agenti, produttori o gestori di locali i quali, facendo leva sull’ignoranza o l’ingenuità dei malcapitati musicisti, vendono a prezzi fuori mercato i loro servizi (magari facendo credere a quegli stessi musicisti di avere fatto l’affare della vita..);
h) siate realistici. Se contate di fare 50 persone a data, non fate delle proiezioni con 200 persone, se contate di vendere 500 copie dell’album, non fate proiezioni con 10.000. È controproducente, irrealistico e fortemente demotivante;
i)   se avete bisogno di professionisti sul mercato, cercate i migliori in relazione alla cifra che volete spendere. Non andate oltre le Vostre possibilità e mantenete sempre i migliori rapporti professionali e personali con la gente con cui lavorate. Il fatto che siate artisti non Vi consente di ignorare basilari regole di educazione e correttezza comportamentale;
j) individuate tutte le possibili fonti di guadagno, anche perché le strade sono molteplici: percentuali sulle entrate, sugli incassi del food&beverage (mi raccomando di contrattualizzare l’auditing degli scontrini, in modo da verificare gli incassi reali del locale), sul guardaroba, vendita di cd in loco, registrazioni della serata disponibili la sera stessa, merchandising, contest, sponsorizzazioni… Se riuscite a rispettare le norme del settore, alla fantasia non c’è limite;
k) imparate a trattare e negoziare. Provare ad abbassare le cifre non costa nulla, e se non riuscirete ad ottenere nulla potrete comunque fare leva sulla prima proposta che il gestore del locale ha effettuato;
l) cominciate a ragionare a breve, medio e lungo termine, e non temete di puntare in alto: se riuscite a vedere qualcosa come realizzabile, vuol dire che la potete realizzare;
m) se i membri della band non vogliono partecipare alla redazione dei plan perché la vedono come una cosa troppo professionale, cominciate a valutare le Vostre priorità. Se la priorità è suonare con gli amici e divertirsi con birre e amiche lasciate stare, non Vi preoccupate e godeteVi il momento (comprensivo di birre e amiche, eh eh eh); se volete fare i professionisti riflettete, perché potreste essere sulla strada sbagliata;
n) ricordate che il tempo che utilizzerete cercando informazioni, studiando, preparando tabelle e stringendo accordi non è tempo sottratto alla Vostra artistica, ma tempo investito sulla Vostra attività artistica. Tutto ciò che siete convinti di perdere Vi verrà restituito con gli interessi.

Per oggi ho finito, Voi studiate, informateVi e praticate più che potete. Anche perché, come diceva il retore e poeta romano Giovenale, gli uomini che vogliono la conoscenza devono essere disposti a pagarne il prezzo.

Stay tuned (and keep on rockin’)...

Marco

venerdì 20 dicembre 2013

Il Business Plan. Parte 1



Tendenzialmente parlare di tabelle, mercato, contratti e programmi di lavoro con i musicisti non è semplice come sembra, anche perché buona parte di questi, soprattutto coloro che non lo fanno di mestiere, trova poco artistico ed il più delle volte svilente avere a che fare con numeri, conti e costi da sostenere.

La realtà dei fatti, tuttavia, è un’altra. La redazione di un business plan, ossia la preparazione di un piano di lavoro avente ad oggetto investimenti, fattibilità economica, analisi del mercato di riferimento e sviluppo temporale del Vostro progetto artistico, è estremamente utile ed efficace, e ciò non solo perché Vi consente di trarre i migliori profitti dalla Vostra attività, consentendoVi di aumentare gli introiti e di limitare le perdite, ma anche perché cambia definitivamente il Vostro approccio nei confronti del pubblico, degli operatori del settore, di Voi stessi e, soprattutto, della Vostra Arte. Ciò premesso, se in questo momento state scuotendo la testa, pensando che difficilmente le valutazioni di mercato possano influire sulle vostre canzoni, cominciate a riflettere sul fatto che il business plan non è  l’obbiettivo, ma uno strumento per permetterVi di realizzare i risultati desiderati; potreste facilmente cambiare idea..

Nella prima stesura di questo post avevo scelto di inserire le caratteristiche base di un business plan artistico, conscio del fatto che buona parte di Voi difficilmente si sia cimentato nella sua redazione, successivamente ho preferito agire in maniera differente, scindendo il contenuto del post in due parti ed incentrando la prima sui motivi per i quali sviluppare il progetto e la seconda sui contenuti. La ragione è semplice: solo se riuscirò a convincerVi della necessità del business plan sarete maggiormente attenti al suo utilizzo, altrimenti lo considereTe una facoltà e difficilmente Vi metterete con la Vostra band e con  l’eventuale management a dialogare davanti a un tavolino…

Proviamo quindi a dare risposta alla domanda di cui sopra. Per quali ragioni dovrei redigere un business plan?
Per diversi motivi:

a)      Perché Vi rende coscienti dei Vostri obbiettivi e di quelli delle persone intorno a Voi.
Probabilmente lo sapete già Voi stessi, ma ripeterlo ancora una volta male non fa: una cosa è passare decine di ore in discussioni sterili con membri della band, agenti ed uffici stampa, una cosa è prendere in mano carta e penna (well, ora forse i laptop..) e organizzare insieme un progetto, programmando gli obbiettivi da perseguire e sviluppando una visione comune. Credetemi, e Ve lo dico per esperienza, non avete idea di quanta sia la differenza.  

b)      Perché Vi insegna a non perdere tempo e ad ottimizzare il Vostro lavoro.
I business plan Vi aiutano a razionalizzare i vostri impegni: solo calendarizzando le Vostre attività e fronteggiando puntuali scadenze Vi renderete conto di quanto tempo spendete per ragioni inutili (well, a essere puntigliosi, in questo caso più che di business planning si dovrebbe parlare di time planning. Vero è che quando cominciate ad avere un approccio maggiormente commerciale e professionale al mondo dello showbusiness, la differenza tra time planning, business planning e marketing planning è minore di quanto si possa pensare…);

c) Perché vi permette di trarre profitto dalla Vostra attività professionale.
Una carriera di successo non può prescindere da un’attenta analisi delle entrate e dei costi da sostenere. La storia dello showbusiness è ricca di aneddoti su musicisti che hanno rovinato grandiosi carriere proprio per questa ragione, investendo in tour e dischi senza conoscere a fondo le voci di spesa o fronteggiando problemi economici e fiscali che ben poco avevano a che fare con le canzoni suonate sui palchi. Lavorando in questa maniera imparerete a correggere i fattori negativi, a potenziare quelli positivi da potenziare, ad affrontare gli inconvenienti e a gestire gli elementi sorpresa. Per il sottoscritto, che ha sempre considerato l'apprendimento dai propri errori come una delle migliori forme di intelligenza, quest'ultimo dato ha un'importanza fondamentale;

d)     Perché Vi aiuta a comprendere il Pubblico e i Vostri concorrenti.
Che Vi piaccia o meno, la gente ha poco tempo da dedicare all’Arte, e le statistiche indicano che la maggior parte dei potenziali ascoltatori difficilmente sceglie di orientarsi alla conoscenza di nuovo materiale, come ad esempio il Vostro, preferendo ascoltare brani già noti oppure brani nuovi di Artisti conosciuti. Orbene, se cominciate a a ragionare su ciò che la gente ascolta, su come incentivare nuovo potenziale pubblico e su come differenziarVi da ciò che fanno gli altri, la Vostra Arte non potrà che renderVi grazie.....;
e) Perché lo fanno tutti i grandi Artisti.
Non c’è Gruppo o Artista di livello che non pensi a programmare in maniera maniacale ogni singolo evento promozionale, singolo o concerto; al massimo è possibile che qualcuno lo faccia per loro, e lasci quindi ai musicisti solo l’ultima parola. Non crediate però che operare in prima persona e delegare a terzi porti allo stesso risultato: se da una parte affidare ad altri determinati incombenti vuol dire avere meno problemi a cui pensare, bisogna anche essere consci del fatto che, per quanto possa essere potente la Vostra opera comunicativa e di convincimento, gli altri non faranno mai le cose come le volete Voi. Anche in questo caso, Vi parlo per esperienza..;

f) La più importante, forse la più cinica ma decisamente quella che Vi servirà di più: Perché imparate a contestualizzare la realtà e ad uscire dal mondo dei sogni.
Volete suonare a San Siro? Nulla Vi vieta di pensare che potete farcela, ma mettere il Vostro progetto su carta gli darà consistenza, magari rendendovi edotti del fatto che a San Siro sarà difficile suonare con investimenti minimali e senza un’adeguata copertura mediatica. Se poi il Vostro valore di mercato non migliora e continuate ad avere a che fare con locali vuoti, visualizzazioni minimali su Youtube e incassi che rasentano lo zero, è giusto anche che riflettiate sul Vostro potenziale, o se non altro sulla strategia che perseguite: ricordate che il mercato non è sempre un nemico; a volte può essere anche un ottimo indicatore della strada che state percorrendo.
 
Perdonatemi, non voglio essere brusco, anch’io adoro le storie miracolose, quelle che Ti fanno ancora credere alla realizzazione dei sogni nel cassetto e agli Artisti sconosciuti che da un giorno all'altro cominciano a riempire le arene, semplicemente vorrei che foste sinceri e onesti con Voi stessi. Se lo sarete, sarete coerenti anche con il pubblico che avrete di fronte e con le persone che lavorano insieme a Voi.

Sperando di averVi convinto sull'importanza della redazione di un progetto artistico, Vi invito a leggere il prossimo post, che pubblicherò auspicabilmente a Marzo 2014, nel quale mi occuperò (in maniera molto generica, non abbiate paura..) dei suoi contenuti, al contempo dando risposta ad alcune domande che mi sono state rivolte durante i seminari effettuati in questi anni.

Colgo l’occasione per fare a Tutti i migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Suonate (tanto), studiate (ancora di più), e possibilmente concedeteVi un po’ di riposo per ricaricare le batterie ed affrontare il prossimo anno con nuove idee artistiche.. In un momento come questo, il Nostro Paese ne ha un disperato bisogno..

Ps Tutto questo Vi sembra eccessivo?
Ottimo. Vuol dire che state prendendo sul serio la Vostra carriera...

Stay tuned


And keep on’ rockin’…

Marco

giovedì 17 ottobre 2013

Il Manager. Parte Seconda

Marco, mi daresti qualche suggerimento in merito alla scelta del manager?

Well, per quanto concerne la scelta del manager è onestamente difficile fornire consigli adeguati, perché ogni caso è differente da un altro. Puoi parlare della prassi, degli usi, di ciò che fanno i musicisti noti alla stampa e quelli meno famosi, ma più passa il tempo, più mi accorgo che il rapporto fra Artista e manager è unico nel suo genere, e deve essere pertanto valutato di volta in volta in base alle persone, ai loro percorsi ed ai rispettivi obbiettivi.

Ciò premesso, un consiglio più importante rispetto agli altri c’è, e vale per tutti gli Artisti (varrebbe anche per i professionisti in generale, ma questa è un’altra storia..): imparate a conoscerVi. E imparate a conoscere la persona con la quale avete a che fare. Un adeguato percorso di conoscenza, oltre ad essere un toccasana meditativo ed un utile mezzo per imparare a studiare l’ambiente circostante, ha molti vantaggi: innanzitutto è una maniera per sapere di chi potete fidarVi, inoltre è un modo per chiarirsi le idee in relazione a chi siete (artisticamente parlando e non), a che cosa volete veramente e a come volete raggiungerlo. Quindi fateVi tante domande, e soprattutto provate a risponderVi in maniera sicura e sincera, perché, come diceva Bruce Lee, “non esiste tipo di conoscenza che non parta dalla conoscenza di Noi stessi”.
Qui di seguito alcune questioni che potreste rivolgerVi (e che potreste rivolgere ai membri del Vostro gruppo, qualora non siate solisti):
a) Volete solo un manager o ne volete più d’uno (scelta azzardata e sconsigliata a prescindere)?
b) Volete un amico, che magari svolge anche il ruolo di co-produttore artistico o un professionista del business con il quale avere solo rapporti lavorativi (in questo caso scordatevi le chiacchierate davanti a una birra nelle notti estive)?
c) Volete un manager di grido, che però non può dedicarVi il tempo che desiderate, o un agente meno noto che può dedicarVi tanto tempo, magari spiegandovi anche le dinamiche dello showbiz?
d) Volete un manager con contatti solo in Italia o uno internazionale?
e) Volete qualcuno che rappresenti solo Voi dedicandosi anima e corpo al Vostro progetto (preparatevi ad offrire sostanziose percentuali) o uno che rappresenta al contempo numerosi altri Artisti?
f) Volete un manager che si interessi anche dei Vostri affari legali o uno che si occupi solo del lato prettamente artistico/commerciale?
g) Volete un manager che Vi rappresenti in tutto e per tutto, firmando per Voi anche i contratti, (un giorno magari Vi parlerò dell’istituto giuridico della rappresentanza..) o uno che tesse le trame ma rende sempre conto a Voi per le decisioni finali?

Come vedete gli orizzonti sono piuttosto vari.. dovete sapere chi siete, ciò che volete e soprattutto dove avete intenzione di andare. Una volta effettuato questo percorso non sarete arrivati ancora da nessuna parte, ma comunque sarete un passo avanti, e quindi, ragionando in maniera figurata, un metro più vicini alla realizzazione del Vostro sogno…

Se poi l’argomento Vi incuriosisce e volete ascoltare anche qualche consiglio di ordine pratico…
a)  Evitate di essere rappresentati da elementi della Vostra famiglia. So benissimo che tanti grandissimi Artisti hanno dato modo ai loro genitori o parenti di interessarsi della loro vita professionale, tuttavia scindere la vita lavorativa e la vita privata ha i suoi indubbi vantaggi. Immaginate di dovervi trovare a parlare di lavoro la sera di Natale, Vi piacerebbe? E ancora, siete convinti di volere rendere conto ad un Vostro parente (magari Vostro padre) di bagordi e nottate passate con ragazze disponibili una volta terminata la performance anziché a riposarsi in vista del concerto successivo? Aperta parentesi: ovviamente Voi non vi intratterrete mai in bagordi e festini perché siete bravi, seri e professionali, vero?;
b) Evitate manager che di mestiere gestiscono gelaterie, edicole, ferramenta o pizzerie. Il ruolo chiave del manager sta nella rete di contatti, e se quest'ultimo ha passato la propria vita a gestire altri rapporti commerciali al di fuori dell’ambito dello spettacolo è probabile che sia poco competente con riguardo al campo artistico, che, come tutti sapete, è un vero e proprio contromondo;
c)  Evitate di offrire somme o omaggi di qualsivoglia natura prima che l’agente abbia compiuto il suo lavoro. È sempre preferibile pagare l’agente a percentuale (sulle date o, nella maggior parte dei casi, sul Vostro intero fatturato), così è stimolato a lavorare per Voi. Quanto alle percentuali, la media oscilla tra il 10 e il 20% sui singoli eventi o sull'intero fatturato a seconda delle variabili sopra elencate (domanda, sugli incassi netti o su quelli lordi? Se siete stati attenti saprete certamente anche fornire la risposta...). Ovviamente non è una regola, pertanto potrete contrattare misure migliorative o peggiorative rispetto a quelle elencate, ma la prassi è più o meno questa (colgo l'occasione per ricordare che, nell'ordinamento civile italiano, il contratto ha forza di legge tra le parti, quindi prestate particolare attenzione alle somme che intendete fornire, perché potrebbe essere molto, molto difficile - se non impossibile..- tornare indietro una volta stipulato un accordo..);
d) Firmate sempre un contratto (anche se notissimi Artisti, in virtù del rapporto amicale con il proprio manager, hanno preferito non seguire questa strada..), e quando Vi deciderete a siglare l’accordo, non scaricate modelli da Internet, il più delle volte scadenti, ma fateli fare agli Avvocati come il sottoscritto, che così guadagnano con lucrose parcelle, eh eh eh J. Sempre in materia di contratti, fate accordi brevi, annuali o magari biennali, in modo da controllare come il manager sta lavorando e nel caso trovarne uno più competente una volta terminato l’accordo;
d)  Guardate i curriculum dei professionisti (o presunti tali) con i quali avete a che fare. Setacciate i profili social (Linkedin fra tutti), googlizzate nomi e trovate tutte le informazioni su quello che può diventare il Vostro manager, anche a costo di contattare ognuna delle band che rappresenta o ha rappresentato. La prudenza non è mai troppa..
e)   Tenete dei meeting settimanali, bisettimanali o mensili nei quali fare il punto della situazione e monitorare i singoli avvenimenti. Non c’è nulla di più efficace che stare con il fiato sul collo alle persone che lavorano per Te. I grandi Artisti adorano essere amati, ma nessuno dice di quanto a volte siano odiati dalle persone che lavorano per loro….

Stay tuned (and keep on rockin’..)

Marco



venerdì 12 luglio 2013

Il Manager. Parte prima




Una delle figure mitiche dell’universo musicale è certamente quella dell’agente, manager per dirla  all'anglosassone (aperta parentesi, se volete fare gli esterofili ricordateVi che l'attività del manager si pronuncia mànagement e non manàgement - per la serie, se volete fare scena con l’utilizzo di termini stranieri, almeno fatela bene..-). 

Non avete idea di quanti Artisti sbagliando la scelta del proprio manager hanno compromesso le loro finanze e la loro carriera stessa, magari convinti che le regole, anziché impararle prima, si dovevano testare sul campo. Chi mi conosce sa quanta rilevanza presti ogni giorno nell’insegnare l’importanza dell’aspetto esperienziale per la crescita dell'Artista, ma per quanto possiate essere intelligenti ed imparare dai Vostri errori, alcune cose vanno messe in chiaro da subito, e la scelta dell’agente è una di queste. Per dirla in maniera cinica: se volete lavorare nel music business è bene che diate un occhio preliminare a chi gestisce i vostri interessi, altrimenti svaniranno come neve al sole tutti i Vostri sogni di gloria….

Posto che il manager è semplicemente un “rappresentante” dell’Artista, ossia un personaggio che ha il ruolo di curare gli interessi del proprio assistito nei rapporti con case discografiche, promoter, uffici stampa e soggetti terzi di qualsivoglia natura, è bene evidenziare che i suoi caratteri e le sue funzioni non sono ben definiti, essendo di fatto totalmente rimessi alla volontà delle parti ed alla contingenza degli eventi. A volte funge da assistente personale, a volte è un Avvocato che tesse le trame in chiave legal & business, a volte lavora come promoter, a volte come gelataio, ma solo nei weekend. E ancora, a volte fa parte della casa discografica stessa, a volte passa il tempo a discutere con questa, a volte ha l’età degli Artisti, a volte trent’anni di più, a volte è un amico del cantante che ha voglia di cambiare vita e crede in un determinato progetto, a volte è addirittura parente di un membro del gruppo (padre e madre sono i casi più comuni). Come vedete, non esistono regole definite: semplicemente le parti decidono ciò che va bene per loro, molte volte senza sapere a cosa vanno incontro.

La scelta del manager è la prima da eseguire  nello sviluppo o nel potenziamento di una determinata carriera artistica (anzi, diciamolo a voce alta, LA PRIMA), quindi prima di pensare a dischi, tour, concerti e groupies (eeeeeeeeeeehh…), siete caldamente esortati non solo a sceglierVi un agente con il quale instaurare il rapporto di lavoro, ma anche a sceglierlo bene; come tra l'altro forse avrete compreso, la scelta è estremamente difficile ed i rischi di incorrere in errore sono tanti, quindi è necessario che Voi sappiate sin da subito quali sono i Vostri obbiettivi artistici e se ci sono persone di assoluta competenza delle quali potete veramente fidarVi intorno a Voi. 

Fatto presente che già nel prossimo post pubblicherò qualche suggerimento che (si spera) Vi aiuterà ad evitare cocenti delusioni, Vi ricordo che, a richiesta, posso offrire consulenza legale e contrattuale tramite il mio Studio per analizzare nel dettaglio questioni individuali qualora preferiate fare due chiacchiere a voce o semplicemente farVi assistere da un professionista del settore: nel caso basta mandare una mail alla casella di posta dello Studio (info@studioimperiale.com) e potremo fissare un colloquio dal vivo o via Skype.

Appuntamento pertanto alla prossima pubblicazione, nella quale non solo mi occuperò brevemente di suggerimenti sulla scelta del management, ma toccherò anche l’argomento delle percentuali e del vile denaro.. In fondo è pur sempre business;)

Stay tuned (and keep on rockin’)

Marco